La visita
La costruzione della nuova chiesa dei Servi di Maria iniziata nel 1761 e terminata nel 1778, è ad una sola navata ricca di rilievi di stucchi barocchi opera del napoletano Cesare Starace (1773), vi si accede attraverso una scala marmorea a due braccia, arricchita da due grosse tele di F. De Sanctis (1602) che rappresentano San Marco Evangelista e San Carlo Borromeo, dall'antico quadro dell'Assunta di Nicola Malinconico (1723), il tondo centrale dell'Eterno Padre in Gloria e la piccola scultura marmorea del Cristo morto, opera del celebre Sammartino.
La scalinata porta ad un ampio vestibolo (a cavallo della sottostante strada) ove sono posti: due pannelli maiolicati provenienti dall'antico pavimento della chiesa, opera di Ignazio Chiaiese (1774); la tela di San Stanislao Kostka di Lorenzo Giusto (1834) e la statua lignea interamente dorata di San Catello (1600).
Attraverso due ingressi si passa al Sacro Tempio ove, sull'altare marmoreo, opera dell'artista napoletano Antonio Troccoli (1772), troneggia il grande quadro dell'Assunta (1774); la Vergine è raffigurata al centro della composizione e in basso si notano i Santi Apostoli disposti intorno al Sepolcro.
Nel presbiterio si possono ammirare altre quattro tele più piccole raffiguranti gli Arcangeli (San Raffaele, San Michele, San Gabriele) e l’Angelo custode. Lungo le pareti della chiesa si ammirano altre sei tele che raffigurano altrettante feste della Madonna (Immacolata Concezione, Nascita della Madonna, Madonna al Tempio, Annunciazione di Maria, Maria in visita a S. Elisabetta, Maria presenta Gesù al Tempio, Assunzione di Maria al Cielo). Tutti questi quadri sono opera di Carlo Amalfi (1780 - 1787); interessanti, ai lati dell'altare, sono sia il presepe con pastori del 1700, che la cappellina dedicata alla Sacra Famiglia, con statuette del 1600 ed alcuni reliquiari. Sulla cantoria, in alto entrando, vi è un grazioso organo dipinto con motivi floreali e impreziosito da intagli e cimase di legno dorato, opera del napoletano Nicola Mancini (1773), recentemente restaurato dalla ditta ARS Organi di Foligno.
Nel corridoio che conduce alla Sagrestia sono sistemati molti quadri, maioliche, documenti e carte geografiche francesi del 1700 oltre a diverse suppellettili. Nelle sale successive si trovano i libri dell'antica biblioteca dei francescani, con manoscritti del 1400 e interessanti volumi che vanno dal 1500 al 1800, acquistati dal dal demanio nel 1860.
Inoltre si ammirano quadri raffiguranti i Padri fondatori, Vescovi e Canonici sorrentini; infine la graziosa statuetta dell'Assunta (1700) una sfarzosa veste intessuta d'argento con ricami in oro e guarnita da perline, granati e lapislazzuli, unico lavoro del genere che si trova in Diocesi. Nella vetrina centrale sono posti oltre ai vari reliquiari, anche molte suppellettili sacre in argento, sia del 1700 che del 1800.
Di notevole interesse le due statuine in legno della Madonna e San Giuseppe "esempio di pastori che incominciarono ad apparire nella chiese e oratori del napoletano verso la fine del 1300" (G. Borrelli). Nel salone Capitolare si ammirano: la grande biblioteca sistemata nella scaffalatura settecentesca dell'antica farmacia "Leone"; numerosi quadri attribuiti a F .Greco, Ribera, G.B. Lama e C. Amalfi; consolles in legno intagliato e dorato del 1700 e statue lignee di santi del 1600 e 1700. Nella vetrinetta centrale sono posti preziosi calici, ostensori, pissidi e messali rilegati in argento sempre del 1700 e del 1800; di notevole interesse il pavimento maiolicato opera di Ignazio Chiaiese (1774) che anticamente adornava il presbiterio ed ancora la grande tela raffigurante Sant'Antonino e San Catello, che era la pala dell'altare dell'antica chiesa di San Catello. Nel quadro si nota sullo sfondo il panorama di Sorrento e in basso i Confratelli dell'Arciconfraternita della Morte.
Nella Sagrestia vi sono mobili di finissima radica di noce (1600), statuette lignee di santi del 1700 ed una preziosa statua lignea spagnola dell'Addolorata (1600). In una grande vetrina si ammirano diversi paramenti sacri in seta, damaschi veneziani o di San Leucio, riccamente ricamati in oro e argento risalenti al periodo che va dal 1600 al 1800, unici per ricchezza e fantasia, perfettamente conservati.
Alle pareti diversi quadri, tra cui due di Francesco De Mura ed una tela d'ignoto, raffigurante "L'Ecce Homo" (1700).
A cura di Pasquale Ferraiuolo